Seminario di aggiornamento fisiologia sensoriale e miele della spiaggia di San Rossore

Parco San RossoreAMi ha organizzato un seminario per i prossimi 12 e 13 dicembre in collaborazione con l’Università di Pisa e la Tenuta di San Rossore.

Il seminario si svolgerà a Pisa in data 12 e 13 dicembre 2009 ed destinato ad approfondire il tema della fisiologia della percezione degli odori e dei sapori, particolarmente pensato per le persone che svolgono attività di divulgazione e docenza in cui si tratti di assaggio e analisi sensoriale.

Concorsi qualità

Il più importante concorso nazionale per i mieli di qualità, il premio “Grandi Mieli d’Italia” di Castel San Pietro, è stato istituito nel 1981 e dedicato a Giulio Piana, uno dei padri dell’apicoltura italiana. La sua storia nel corso degli anni riflette la continua evoluzione dei criteri di valutazione dei mieli.
Nel 1986 fu introdotto il metodo ideato da Michel Gonnet allo scopo di far confluire la varietà di valutazioni soggettive in una serie di criteri condivisi e confrontabili. Gonnet aveva tenuto a Finale Ligure, nel 1979, il primo corso in Italia di analisi sensoriale del miele. L’albo degli esperti in analisi sensoriale del miele nacque nel 1988, in occasione dell’ottava edizione del concorso di Castel San Pietro, collegato anche all’esigenza di formare gruppi di esperti valutatori.
Sull’esempio di Castel San Pietro sono nati in seguito tutta una serie di concorsi, qualcuno a carattere nazionale, come quello di Montalcino (10SI), altri a carattere regionale o provinciale, a Terme di Comano (10TN), Naturno (10BZ), Ghemme (10NO), Montecatini Terme (10PT), Roma, Montemarcello-Magra (10SP), Montevecchio (10Cagliari),Lecce e tanti altri. Altri concorsi sono nati, più di recente, per premiare i migliori mieli all’interno della scelta del metodo di produzione biologico, come Mielinbio a Foligno, e Biolmiel a Nicolosi (10Catania).
Solitamente, alla valutazione di tipo sensoriale che prende in esame l’aspetto visivo, tattile, gustativo e olfattivo, si possono accompagnare anche alcuni tipi di analisi di laboratorio: in particolare quella dei pollini contenuti nel miele, per confermarne il carattere monofloreale, o analisi di eventuali sostanze estranee in esso contenute, una vera e propria condizione di ammissione o meno nelle classifiche di un concorso.
I concorsi di qualità dei mieli continuano a svolgere, al di là dell’aspetto competitivo o di gratificazione, una indubbia funzione formativa sui produttori di miele, sia nell’indurli a migliorare gli aspetti di pulizia, salubrità e presentazione del prodotto, sia la loro capacità di discriminare le diverse varietà monofloreali e di entrare quindi nel mondo dei mieli anziché del miele.

 

Storia

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Arte

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Api-Cultura

CuevaUn’antica incisione rupestre rintracciata nel Levante Spagnolo, che sembrerebbe risalire a 9000 anni fa, è forse la prima raffigurazione del rapporto tra l’uomo, le api e il miele: l’immagine è interpretabile come quella di un raccoglitore che, arrampicato su un albero, stacca da un ramo un favo di miele, circondato da un volo di api. Tra una forma primitiva di comunicazione, un messaggero a cavallo per esempio, e una moderna, un messaggio in tempo reale via internet, c’è un vero abisso di evoluzione tecnologica. Così come c’è, a livello dei trasporti, tra un carretto trainato da un bue e un jet supersonico. La distanza tra l’antico raccoglitore di miele e l’apicoltore moderno è meno grande: c’è ancora tanto, nel lavoro odierno dell’apicoltore, dell’avventura e del brivido di quel nostro progenitore, a così intimo, vibrante contatto con la natura.
Nondimeno, la storia della produzione di miele è ricca e sorprendente. Delle piccole, semplici, “millimetriche” scoperte hanno cambiato il volto dell’apicoltura: come appunto la scoperta di quello spazio sempre uguale, di nove millimetri, che le api lasciano tra una costruzione e l’altra del loro alveare naturale, e che ha permesso l’invenzione di un’arnia a telai scomponibile, dove il ciclo biologico delle api si disvela come dalle pagine di un libro aperto.
La storia della produzione di miele è anche storia di uomini e della loro inventiva, spirito avventuroso, legame con l’ambiente, senso della vita.
Neanche il miele è stato sempre lo stesso, anche se lungo un tragitto mai vertiginoso: da un prodotto ottenuto soffocando le api e spremendo con tecnica primitiva tutto insieme il contenuto dei favi, i favi stessi di cera e le larve delle api, a quello ottenuto oggi per centrifugazione, separato da ogni impurità e magari separato a seconda delle diverse varietà floreali da cui proviene. Un esito ottenuto per piccoli passi, per gradini nella consapevolezza del gusto.
Anche l’idea del miele è cambiata, dal miele “sostanza che viene dal cielo” della condivisa credenza medioevale al miele analizzato nel suo spettro pollinico e nelle sue componenti nutrizionali di oggi. Il miele appare ancora oggi carico del peso di miti passati, di rituali, di cerimonie, di metafore teologiche o poetiche che attraversano i secoli.

Il miele

m_castagnoCi sono diversi modi di definire il miele. Dal punto di vista della biologia animale il miele deve essere considerato come un alimento di riserva: solo le api (10e pochi altri insetti a loro simili) fanno miele perché solo loro, tra gli animali che si nutrono di nettare e polline, hanno la necessità di accumulare scorte di cibo. Risolvono il problema trasformando il cibo fresco dell’estate in un alimento a lunga conservazione. Come alimento il miele può essere visto come una fonte di zuccheri semplici e per questo è un cibo altamente energetico e dolcificante. In questa categoria è l’unico che non necessita di nessuna trasformazione per arrivare dalla natura alla nostra tavola. La formulazione legale, anche se forse suona un po’ troppo fredda, contiene tutti gli elementi fondamentali per identificare in modo univoco il prodotto:
“…per miele si intende il prodotto alimentare che le api domestiche producono dal nettare dei fiori o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o che si trovano sulle stesse, che esse bottinano, trasformano, combinano con sostanze specifiche proprie, immagazzinano e lasciano maturare nei favi dell’alveare”.rn

Il miele ha una natura duplice. Il ruolo delle api è fondamentale nell’elaborazione del prodotto: solo a loro è possibile compiere questo incredibile lavoro di spigolatura, di raccolta di minuscole goccioline per assemblare quantità significative di nettare, da trasformare poi con un processo altrettanto minuto e paziente. La materia prima di partenza però è di origine vegetale ed il miele finito deve le sue caratteristiche, più che a ogni altro passaggio, alla natura, alle caratteristiche e alla provenienza della materia iniziale. Il nettare è una sostanza zuccherina che le piante producono proprio per attirare gli insetti, che si fanno così vettori inconsapevoli dei polline, l’elemento fecondante, che viene in questo modo trasportato su altri fiori. Piante diverse danno nettari diversi e di qui nasce la varietà del prodotto. Anche il polline viene raccolto dalle api, ma non serve per l’elaborazione del miele, ma come alimento proteico per le forme giovanili. Nel miele il polline è presente solo in piccolissima quantità, come componente accidentale.
Altro materiale di partenza per la formazione del miele è la melata, in questo caso, è la linfa stessa delle piante, della quale si nutrono insetti quali gli afidi e le cocciniglie. Il surplus di sostanza zuccherina non utilizzata da questi insetti viene riciclata dalle api.

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Il miele è formato quasi esclusivamente da zuccheri: questi infatti rappresentano dal 95 a più del 99 % della sostanza secca e gli zuccheri semplici, fruttosio e glucosio, ne costituiscono la maggior parte (1085-95 %), generalmente con prevalenza del primo. Le proprietà fisiche e nutrizionali del miele sono dovute in gran parte a questa composizione e, in particolare, all’alto contenuto in fruttosio.

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